martedì 24 febbraio 2009

senza sapere




Un giorno nella vita di un giovane iniziò col sole curvandosi nel cielo. Era già all'erta, non aveva sonno.

Il lamento dei gabbiani affamati lo portò sulla spiaggia e si sentì benedetto a perdere lo sguardo in un mare pregno d'alba.

Si sedette in tutta calma, anche se preoccupato per le cose ancora da fare, e attese che in un punto dell'orizzonte il mare mostrasse una luminosa gobba.

Era sollevato dall'idea di spezzare le abitudini.

Finora trascorse gran parte della sua vita tangendo una fuga ed aveva la sensazione di farlo ancora ed ancora ed ancora. Eppure era certo di essersi lasciato dietro molte cose che non voleva più.

Questo giovane stava varcando la soglia di una sua nuova età, quella a cui delegò le rivelazioni promessegli dal demone e dall'angelo che una volta gli curarono i sensi. Mai dimenticherà tale esperienza, mai dimenticò il terrore e la gratitudine.

Il sole sorse e diede spinta al mondo, lui si alzò e sapeva dove andare: la montagna.

Pose il primo passo a terra e il secondo più in alto, la spirale si strinse e si alzò ogni volta di più. Sempre più difficile, e stretto il cammino, ma in cuor suo brillava di gioia. Sapeva che lassù arrivano in pochi ... ed iniziava a capirne i motivi.

Non una, nè due, ma molte volte ancora. E i giorni passarono e le notti riposò. Ancora della cima nessuna traccia.

Tutto gli sembrava ancora perpetuo, ancora simile a se stesso, e venne a visitarlo il pensiero della noia.

Si ammalò, si contorse, disperse il suo animo a terra. Poi si fermò, sempre più immobile.

Il pensiero della noia credette di averlo ucciso e, stanco di aspettare il prossimo movimento, se ne andò alla ricerca di carne viva dove affondare i denti.

Il giovane, oramai uomo, attese il buon momento e si alzò, si tolse la polvere di dosso e iniziò volontariamente a dimenticare ... dimenticare tutto ciò che lo aveva portato fin lì, tutti i motivi che lo spinserò a cercare qualcosa. Iniziò a deprogrammarsi, a rompere il passo e le abitudini, imparò a danzare per essere imprevedibile come una farfalla, imparò a giacere fermo come un camaleonte in agguato.

Imparò a non cadere di nuovo nella trappola del tempo.

Sulla cima non arrivò mai ... non vi era superficie per i suoi stanchi piedi, e si trovò costretto a fare il primo passo nel vuoto.